Dopo mesi di disagi, parte a metà novembre l’intervento da 1,5 milioni per riaprire lo storico viadotto. Castelli: «Opera strategica, pronta a inizio 2026».

È arrivata la tanto attesa fumata bianca per una delle arterie più critiche al confine tra Marche e Abruzzo. Dopo un anno segnato da interruzioni totali e sensi unici alternati, a metà novembre si sono accesi i motori delle ruspe sul ponte Ancaranese. L’avvio delle opere di consolidamento segna un punto di svolta per questo snodo nevralgico che unisce i territori di Ascoli Piceno, Castel di Lama e Ancarano, fungendo da cerniera tra le due province e garantendo l’accesso vitale al raccordo autostradale, alla zona industriale di Campolungo e alla Statale “Bonifica”.

Un salvataggio strutturale

Il manufatto ottocentesco (risalente al 1887), sottoposto a vincolo dalla Soprintendenza, aveva alzato bandiera bianca nel 2024 a causa di seri cedimenti delle fondazioni, compromesse dall’azione erosiva dell’acqua e da pericolose rotazioni della struttura. Il progetto esecutivo, firmato dall’ingegner Ivo Vanzi, mira ora a una riapertura temporanea al traffico.

L’operazione, del valore di 1,5 milioni di euro, prevede un mix di ingegneria civile e rispetto dei vincoli storici: si procederà con iniezioni per stabilizzare il terreno, l’inserimento di nuovi pali e la creazione di archi rovesci per bloccare i movimenti delle pile. L’obiettivo è duplice: garantire la sicurezza immediata e preservare l’estetica del ponte, in attesa che venga realizzata la nuova infrastruttura gemella, già finanziata.

La soddisfazione delle istituzioni

Sul posto, per il taglio del nastro simbolico, erano presenti i vertici locali e tecnici, tra cui il Commissario alla Ricostruzione Guido Castelli, il quale ha sottolineato l’importanza dell’intervento modulare:

«L’infrastruttura tornerà a svolgere la sua funzione cruciale per il collegamento interregionale. Se il meteo ci assisterà, contiamo di chiudere il cantiere nei primi mesi del 2026. È un risultato che premia il lavoro di squadra».

Parole a cui fanno eco quelle del sindaco di Ancarano, Pietrangelo Panichi, che esprime il sollievo di un’intera comunità:

«È un momento di grande soddisfazione per un territorio che vive di scambi sociali e produttivi. Questo cantiere restituisce speranza per la mobilità e lo sviluppo economico della vallata. Ora auspichiamo la massima celerità nell’esecuzione».

Un iter burocratico “lampo”

Ciò che colpisce di questa operazione è la velocità procedurale, resa possibile dai poteri straordinari in materia di ricostruzione. L’ordinanza speciale è stata emanata a luglio; da quel momento, l’accelerazione è stata netta, nonostante un imprevisto non da poco: il ritrovamento di un ordigno bellico della Seconda Guerra Mondiale nel letto del fiume Tronto a settembre, rimosso in una settimana.

Superato l’ostacolo, l’approvazione del progetto è giunta all’inizio di novembre e l’affidamento dei lavori è seguito a stretto giro, portando all’apertura del cantiere proprio a metà del mese corrente. Una sinergia tra Ufficio Speciale Ricostruzione (USR), Struttura Commissariale e province di Ascoli e Teramo che ha permesso di passare dalle carte ai fatti in tempi record.

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